Che la capacità dei social media di influenzare l’agenda pubblica aumenti quotidianamente è sempre più sotto gli occhi di tutti, tanto che i social network sono entrati di diritto nella categoria dei poteri forti. I social media si sono trasformati nel tempo evolvendosi in fonti privilegiate di notizie. La loro notiziabilità si è affermata nel 2012: la metà degli iscritti ha ammesso di aver appreso durante lo scorso anno di una cosiddetta “breaking news” tramite queste nuove fonti piuttosto che attraverso le tradizionali, tanto che anche le grandi multinazionali editoriali che si sono adeguate al cambiamento hanno superato nei guadagni gli introiti derivanti dalla pubblicità sulla carta stampata. I social network sono saliti sul podio delle fonti più utilizzate, posizionandosi appena dietro i quotidiani in percentuale di consultazione di informazioni, assestandosi alla fine del 2012 su un 27,8% una spanna dietro i quotidiani 28,8%, mentre resiste la televisione con il 59,5%.

L’affermazione di questo nuovo modo di aggiornarsi sta giovando ai siti di notizie delle più famose testate tradizionaliste facendo aumentare la frequentazione di questo tipo di contenitori. Attraverso Facebook il traffico verso i siti di notizie è cresciuto del 57% mentre Twitter ha contribuito al 9% dell’incremento. Tra il 2011 e il 2012 queste due piattaforme hanno permesso la diffusione di alcune importanti breaking news: la rivolta egiziana, l’atterraggio d’emergenza sul fiume Hudson di un aeroplano, la morte di Whitney Huston, la cattura con uccisione di Osama Bin Laden, l’annuncio del matrimonio reale tra William e Kate.

È dunque arrivata l’era dell’affermazione del giornalismo di strada, dagli anglosassoni definito citizien journalism? L’immediatezza, la velocità, l’accessibilità e l’assoluta democraticità dei social network ne fanno mezzi di comunicazione davvero efficaci, però questi stessi “pro” possono diventare “contro” quando per effettuare a tutti i costi lo scoop non c’è il tempo di verificare la notizia, che diventa inaccurata, poco affidabile e molto spesso troppo scarna per limiti di spazio (pensate ai 140 caratteri di Twitter). Insomma un giornalismo amatoriale che nel 49,1% dei casi sui social network si è dimostrato essere di origini false. La permeabilità dei social li rende un mezzo molto potente, la possibilità che ogni iscritto ha di esprimere la propria opinione rende ogni notizia notiziabile, trasformando questi luoghi in sociali, in cui scambiarsi pensieri e creare discussioni. Per questo anche la politica se ne sta appropriando, sfruttando la social sfera come luogo di aggregazione. In questi giorni la notizia delle dimissioni del Pontefice Benedetto XVI ha fatto il giro del mondo, ha provocato uno scambio di idee acceso, una condivisione elettronica di grande portata, superando le barriere culturali e geografiche anche grazie alle condivisioni tramite social network o tramite link condivisi dei mezzi di comunicazione tradizionali sui social network. Una situazione in continua evoluzione che supera la barriera del quarto potere di Orson Welles creando un nuovo orizzonte giornalistico, un quinto potere ancora in via di definizione eppure già così affermato, tanto che constatare che "sono i social, bellezza" non è più ormai così fuori dal comune.


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