Ma la nostra vita si è davvero trasferita sui social network? Dopo i location-based social network è la volta dei pet social network, riservati agli animali domestici. Gatti, cani, uccellini e addirittura pescolini, serpenti e galline. Ovviamente per lo più sono riservati ai padroni degli amici a quattro/due zampe che li usano per confrontarsi, per scambiarsi informazioni utili, come inserire annunci di animali smarriti, postare fotografie di animali maltrattati, cercare dogsitter o veterinari. Anche in questo ambito sono nati già decine di social, alcuni dei quali con milioni di iscritti: PetBook, PetPop, SwissPet, MatchPuppy, eBauBlock, Uniteddogs e Unitedcats in cui si può costruire una casa virtuale per il proprio amico a quattro zampe all’interno della quale i visitatori potranno anche riempire di coccole, ovviamente virtuali, il vostro animale. Ancora c’è DoggySpace il My Space per cuccioli che sta riscuotendo tanto successo anche in Italia, oppure Griddix che si presenta come il Facebook dedicato ai cani e che più che altro è un social game strutturato per caselle in cui i proprietari inseriscono foto e video dei propri animali per poi scambiarsi contatti e condividere esperienze. Per gli appassionati di cani c’è l’italiano Mi Fido Di Fido che ha anche un forum dedicato agli educatori cinofili.

La tendenza appare ormai chiara: i social network vanno sempre più verso la frammentazione degli interessi. In questa maniera scandagliano la vita privata delle persone alla ricerca di elementi comuni che le colleghino tra loro e permettano loro di interagire sul web. Il tentativo è quello di forzare la costruzione della rete sociale promossa dai social network generalisti e basata più che altro sulla casualità, per originare relazioni che abbiano un filo conduttore comune, reti sociali virtuali a partire da interessi fisici. E così i pet social network sostituiscono i club per amanti degli animali, i location-based social network le amiche dello shopping o i club del giardinaggio, cercando di riportare nella vita materiale quella difficoltà nell’implementare amicizie reali e rapporti solidi che la globalizzazione ha lasciato emergere.


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