In barba a chi voleva seppellire il copyright negli anfratti più nascosti della Rete l’Unione Europea ha detto la sua. E così secondo la riforma approvata il 12 settembre dall’Europarlamento la storia dovrebbe cambiare, a favore degli autori e a sfavore dei big della condivisione online. La novità più chiacchierata è la cosiddetta “link tax”, cioè un contributo che portali e piattaforme dovrebbero pagare ad editori e autori ogni volta che vengono linkati contenuti protetti dal diritto d’autore. Per Google, Facebook, YouTube & company questo rappresenterebbe un cambiamento epocale, soprattutto perché vivono di condivisioni. E poi, la seconda novità sarebbe il filtro che le piattaforme dovrebbero attuare per evitare che contenuti protetti da copyright siano linkati. Da una parte c’è chi è a favore della riforma, perché metterebbe i big della Rete finalmente con le spalle al muro sulla questione del diritto d’autore mai affrontata e che a loro frutta parecchio. Dall’altra c’è chi si lamenta sulla presunta violazione della libertà d’espressione in quanto si praticherebbe una sorta di bavaglio al mondo del web. Obbligando al controllo generalizzato e non meglio precisato dei contenuti condivisi si incorrerebbe poi nel pericolo di cancellazione di tutti quei contenuti, e sono tanti, al limite della violazione degli assunti della normativa. Ma la discussione potrebbe continuare, anche perché tutti quei lavoratori del web che non percepiscono quasi niente per i loro articoli o post, potrebbero iniziare a far valere i loro diritti e chi si accollerebbe tali e tante spese? Tutto dipenderà da come e quando gli Stati membri decideranno di recepire il regolamento.


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