Alla vigilia di Halloween non potevamo non parlare dei cosiddetti “fake”, i falsi profili, un flagello che si abbatte sui social network minandone la credibilità. Perché gli spettri che si aggirano sui più importanti social del mondo sono milioni e se a volte nascono per fare dei divertenti scherzetti (come la pubblicità vintage protagonista grafica di questo spot, sembra quasi che Facebook ci sia da sempre no?) sempre più spesso sono fonte di business per le aziende.

Facciamo l’esempio di Twitter che è nato l’8 marzo del 2006 e il 15 gennaio del 2007 aveva già il suo primo account fake. Un fenomeno che gradualmente è imploso fino ad arrivare a toccare cifre astronomiche se pensiamo che il 30% dei followers di politici e vip su Twitter al giorno d’oggi sono fake. Se una sola persona reale controllasse all’incirca 20.000 profili falsi guadagnerebbe al giorno all’incirca 800 dollari. Perché comprarsi i follower, piaga sempre più diffusa soprattutto su Twitter e Facebook? Innanzitutto per emulazione, se tutti lo fanno lo faccio anch’io, poi per motivi di popolarità e poi per fare un po’ sano spam a chi ci sta antipatico senza che si accorga che siamo noi gli autori. Per le aziende quest’ultima motivazione è la pricipale, perché in termini di business significa tartassare migliaia di fans con le proprie proposte commerciali o al contrario farsi citare in recensioni positive e ultrablasonate. Bilancio finale? Più di 11.000 utenti di Twitter hanno acquistato quasi 72.000 follower fake.

Un fenomeno che si estende a macchia d’olio. Su Facebook pare che l’8,7% degli utenti siano fake, più di 900 milioni, la metà dei quali sono doppioni o creati da persone che non vogliono farsi trovare, 23 milioni sono intitolati ad animali ed altri esseri viventi e più di 14 milioni sono stati creati apposta per martellare di contenuti e/o spam gli ignari account autentici. Su Instagram le cose non vanno meglio (15% di profili fake), su Google si sale al 31%.

Ma quanto costa un account Twitter con mille followers? Si trovano su E-bay ad un prezzo che varia dai 2 ai 55 dollari (18 in media). Più è alto il prezzo maggiore è la garanzia di successo.

E neanche la politica è immune. In piena campagna elettorale negli Usa avere più followers su Twitter è stato motivo di rivalsa e di orgoglio per i candidati. Eppure pare che il 29% di quelli di Obama fossero fake. Anche l’avversario, però, è da non sottovalutare, perché l’account di Mitt Romney è stato colpito da una magica lievitazione dei followers del 17% in un solo giorno, la maggior parte dei quali era stato creato da meno di tre mesi e non aveva ancora postato un solo tweet. Conflitto d’interessi social oppure dolcetto-scherzetto dal retrogusto amaro?


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